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domenica 27 ottobre 2013

Noi non torneremo



E’ arrivato tutto insieme, sulla cresta dell’onda delle tue ciglia.
Un colpo forte dentro la gola, un altro al centro del cuore.
E le rotonde e i lampioni e i fiori e le fotografie.
Andiamo avanti da soli a costruire o a non costruire niente, in questo docile presente unto di cose nostre, di medicine dolci e graffi al cielo.
Noi due come chiunque poteva essere dei mille.
Noi due come due farfalle di campo che si spruzzano di polvere magica, che volteggiano forti delle loro ali e debolissime di una sola goccia di rugiada amara.
Io, amore mio, non ti ho mai chiamato per nome. Qualche volta quasi me lo dimentico poi torno, dall’abisso, e devo usarlo, per forza, per capire che è andata così.
Che un nome te l’ho dovuto dare.
Ogni tanto corro e tutto ciò che mi circonda si stringe in un ventaglio di luci verdi e di odore d’ortica.
Le mani spesso toccano la terra e si rattrappiscono dei sassi, come della tua pelle secca o dei capelli lasciati sui tappetini della macchina.
Un urlo lento mi fa pensare che il cuore stanotte non reggerà e che dopo questi miliardi di battiti continui mi lasci sveglio e pianto alla disgrazia di chi mi conosceva.
Morto con quell’amaro violaceo in faccia e la mano strinta sul petto, povero ragazzo, pareva vecchio li in quel letto, pareva che la vita l’avesse condotta tutta.
Io non tornerò, io non tornerò.
Il mare è grande come è grande ogni piccola angoscia.
Ho pianto intere nuvole elettriche, i capillari venivano fuori sotto gli occhi e sulle palpebre come il sangue gettato sulla neve.
Quanto male ci siamo fatti e come gira lento questo disco, che le canzoni, che le canzoni adesso, io le capisco subito.
Tutti gli artisti ci conoscono, ogni tela e ogni blu pare proprio racconti di noi ma noi non torneremo.
Noi non torneremo. 

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